martedì 20 settembre 2016

La privatizzazione del mondo (2)

 Seconda puntata tratta dal libro di J. Ziegler                                    



                                                    L'ideologia dei signori

(...) I signori regnano sull'uiverso sia attraverso i loro enunciati ideologici, sia attraverso la costrizione economica sia attraverso il dominio militare. La figura ideologica che guida la loro prassi porta un nome anodino: "consenso di Washington".
Si tratta di un insieme di accordi informali, di gentleman's agreements conclusi nel corso degli anni ottanta e novanta tra le principali società transcontinentali, banche di wall street, Federal Reserve Bank americana e organismi finanziari internazionali (Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale ecc).
Nel 1989 il "consenso" è stato formalizzato da John Williamson, economista capo e vicepresidente della Banca Mondiale. I suoi principi fondatori sono applicabili a qualsiasi periodo della storia, a qualsiasi economia e a qualsiasi continente. Mirano tutti a ottenere, il più rapidamente possibile, la liquidazione di qualsiasi norma regolatrice statale o di altro genere, nonchè la più totale e rapida liberalizzazione di tutti i mercati (di beni, di capitali, di srevizi, di brevetti) e l'instaurazione finale di una stateless global governance, di un mercato mondiale unificato e totalmente autoregolato.

Il "consenso di Washington mira alla privatizzazione del mondo, ecco i princìpi sui quali poggia:

1) In ogni paese debitore è necessario impostare una riforma della fiscalità che segua due criteri di base: riduzione del carico fiscale sui redditi più elevati al fine di incitare i ricchi a fare più investimenti produttivi e allargamento della base dei contribuenti; in altre parole, soppressione delle esenzioni fiscali per i più poveri al fine di accrescere il voluma dell'imponibile.
2) Liberalizzazione dei mercati finanziari nel modo più veloce e completo possibile.
3) Garanzia di eguale trattamento per investimenti autoctoni e investimenti stranieri, per accrescere la sicurezza e dunque il volume di questi ultimi.
4) Smantellamento, il più ampio possibile, del settore pubblico attraverso la privatizzazione di tutte le imprese di proprietà dello stato o di enti parastatali.
5) Massima deregolamentazione dell'economia del paese per garantire il libero gioco della concorrenza  tra le diverse forze economiche.
6) Rafforzamento della protezione della proprietà privata.
7) Promozione della liberalizzazione degli scambi al ritmo più sostenuto possibile: l'obiettivo è abbassare le tariffe doganali del 10% ogni anno.
8) Dato che il libero commercio progredisce attraverso le esportazioni, è necessario favorire in maniera prioritario lo sviluppo dei settori economici capaci di esportare i loro beni.
9) Limitazione del deficit.
10) Creazione della trasparenza del mercato: i sussidi dello stato agli operatori privati devono essere soppressi ovunque. I paesi del Terzo mondo che sovvenzionano, per mantenerli a un livello basso, i prezzi degli alimenti di base devono rinunciare a questa politica. Per quanto riguarda le spese statali, quelle destinate al rafforzamento delle infrastrutture, devono avere la priorità su tutte le altre. (...)

(...) ...il neoliberismo pretende di tradurre in termini simbolici le "leggi di natura" che regolano gli eventi economici. Pierre Bourdieu lo definisce così:

   Il neoliberismo è un'arma di conquista. si fa portavoce di un fatalismo economico contro
   il quale ogni resistenza sembra vana. Il neoliberismo è simile all'AIDS, distrugge il 
   sistema immunitario delle sue vittime.

(...) ...la dittatura del capitale impone la visione di un mondo chiuso e immutabile, rigetta ogni iniziativa umana, (...).  Esclude l'avvenire. Se la si guarda un po più da vicino, l'ideologia liberista si abolisce da sola in quanto ideologia, dato che vuole semplicemente essere la trascrizione delle cosiddette "leggi" che governano, da sempre e per sempre, il divenire economico. (...)

(...). Per effetto della privatizzazione del mondo e dell'ideologia neoliberista su cui si fonda, la società muore a poco a poco. Alain Turaine ricorre a una immagine pregnante:

   Tra il mercato planetario e globalizzato e le miriadi di movimenti identitari che nascono 
   ai suoi margini c'è un grande buco nero. In questo buco rischiano di precipitare la 
   volontà generale, la nazione, lo stato, i valori, la morale pubblica, le relazioni 
   intersoggettive, in breve: la società. 

(...). Ultima invenzione della società della cupidigia: brevettare la vita. Si tratta ormai di assicurarsi l'esclusiva dell'uso e della commercializzazione di una particolare pianta esotica, di una sostanza vivente o di una struttura cellulare. (...)
Per i paesi del Sud, dove vive l'81% dei 6.2 miliardi di esseri umani che popolano la terra ma anche per gli abitanti del Nord, l'era della giungla è iniziata.

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Bene, i paesi del terzo mondo hanno già "assaggiato" la pratica sottostante i paradigmi del cosiddetto "libero mercato" (paradigmi che nella pratica distruggono culture diverse e buona parte della popolazione che le compongono).
Ora l'attenzione dei signori del Mondo si è rivolta alle ricchezze cumulate dalla classe media dei paesi "occidentali". Purtroppo in Europa i paradigmi sono a "trazione" teutonica, il che li rende inevitabilmente medioevali e profondamente moralistici.

Possiamo contare sulla cupidigia di questa benedetta classe media "occidentale" nella speranza che si ribelli a questi paradigmi, o si è completamente rincoglionita nella convinzione che, dopo il passaggio compiuto rispetto ai loro genitori che erano operai -- mentre loro ora sono classe media --  i loro figli diventeranno benestanti a tutti gli effetti?

(...ho la sensazione che il rincoglionimento li proietti in un Fogno in cui i loro figli chiaccherano amabilmente con le elites mondiali. Daltronde l'esempio ce l'hanno dai loro rappresentanti politici, sia attuali che del passato, che fanno la parte del culo alla camicia delle oligarchie).




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